Segui 10 consigli nati direttamente da un pellegrinaggio speciale, che Sorgente, Cantautrice Pellegrina Storyteller ha deciso di condividere in questo blog.
Le Scarpe Giuste
Ci sono molti modi di preparare un viaggio. Uno dei più speciali che ho dovuto preparare è quello con il biglietto di sola andata.
Due anni di “ALT!” che mi hanno spinto a chiudere casa ed a mettermi in cammino.
Un cammino non solo lungo la cartina fisica, ma anche e soprattutto nella geografia dell’anima. I miei 10 consigli riguardano come preparare il nostro mindsetting per affrontare un pellegrinaggio. Vi racconto come la strada mi ha lasciato indicazioni chiare di come orientarmi nel cammino più importante: quello della vita!
La prima cosa di cui mi sono dovuta occupare sono le scarpe.
Vuoi sapere come scegliere le scarpe giuste mi hanno aiutato a prepararmi?
E’ la prima cosa di cui mi sono dovuta preoccupare quando ho deciso di fare il Cammino di Santiago. Non ricordo qual’è stato il mio primo paio di scarpe, ma c’è una foto del mio battesimo in cui avevo delle scarpette di stoffa, più simili ai calzini che alle scarpe, che la mamma mi aveva messo per completare un abbigliamento bianco, simbolo di purezza tipico del rituale al quale venivo sottoposta.
Ed è sempre con questo approccio che mi sono avvicinata alle scarpe; non tanto che fossero comode, ma che rispondessero allo sguardo estetico perennemente a servizio dell’immagine che volevo dare di me.
Ho indossato tanti tipi di scarpe sia quando dovevo incalzare le regole del gioco convenzionale, e sia quando le regole cadevano giù come quando si dà il colpetto alla fila di domino.
Ma indipendentemente da quali scarpe scegliessi mi accorgevo che vivevo in
un mondo che ancora voleva scegliere le scarpe giuste al posto mio.
Una sensazione che assomiglia a quella del panino alle 4 del pomeriggio dell’unico bar incontrato in un posto sperduto, che si appiccica alle gengive e lascia in bocca un sapore che neanche l’ammazza caffè può disinstallare.
Le scarpe sono il “vestito” che facilitano e proteggono il nostro cammino.
Come ho fatto quindi a trovare le scarpe giuste?
Prima di partire dovevo assicurarmi di avere le scarpe giuste. Su come fare questo cari pellegrini, ci sono moltissimi tutorial su internet, o sulle guide da viaggio, in grado di consigliare quali scarpe scegliere.
Quando io sono andata alla ricerca delle mie, sono approdata in un negozio suggerito da un amico e di primo acchito mi avevano attirato tutte quelle scarpe che si sarebbero coordinate bene con i vestiti sul viola e rosa, che erano già pronti per entrare nello zaino.
Soffermai quindi l’attenzione su quei colori.
Il negoziante mi osservava da dietro il bancone, con un’espressione molto simile a quella che avevo notato negli occhi di un tuareg all’arrivo a Tamanrasset nel deserto del Sahara qualche anno prima
. Noi accelerati e pieni di bagagli, per andare a stare in tenda nel deserto per 10 giorni.
La classifica degli oggetti inutili rimane tutt’oggi oggetto di risate agli occasionali raduni del gruppo con il quale viaggiai.
Lui percepì che non avessi idea di cosa dovessi realmente cercare.
Eh sì perchè un cammino come quello di Santiago, così come quello di un viaggio nel Sahara, non lo potevo sapere finchè non lo avessi fatto.
Le scarpe si raccontarono strada facendo, il cammino forgiò i miei piedi e i miei piedi impararono a distinguere l’effimero dall’essenziale.
Il negoziante si avvicinò e mi tirò fuori un paio di scarpe blu elettrico con strisce arancioni. Per me orribili, e decisamente le ultime che avrei guardato.
Gli dissi che non mi piacevano, che non si intonavano con ciò che avevo in mente.
Insistette dicendomi che dopo tanti chilometri a piedi, la unica cosa che sarebbe contata era che i piedi fossero comodi.
E così mi decisi almeno a provarle. Al solo contatto del tallone con la suola, ci fu un orgasmo tale da perdere per un attimo l’equilibrio. Non mi ero mai sentita così comoda, radicata e libera.
Mi sentivo nel posto giusto.
Il viaggio dentro al viaggio, quello del mio apprendistato cominciava a dare qualche indicazione:
togliere è meglio che aggiungere.
Perchè alla fine le mie credenze, aspettative, i miei schemi sono quelli che più interferiscono con il cammino del mio cuore, tentando sempre di controllare che le cose siano collocabili in qualche disegno prestabilito.
Un pellegrino dell’anima impara che per scegliere le scarpe giuste deve conoscere il proprio cammino, che tuttavia, senza cammino è difficile da immaginare.
Come scegliere le scarpe, quindi, è stato il primo grande apprendimento.
Anche qualora fossi stata meno attenta alle apparenze, e avessi fatto la mia indagine da un punto di vista più tecnico, non avrei potuto contare su altra esperienza che camminarci dentro.
La relazione con le scarpe è stata una relazione che mi ha posto di fronte a come lo “onoro” questo cammino. Ha definito le sue priorità.
Mi ha posto al centro della dicotomia “Essere o Apparire”.
Questioni esistenziali per una viaggiatrice borderline, costretta dai costumi, usanze e credenze, ma anche a tratti disobbediente.
.Cosa vuol dire camminare nella Geografia dell’Anima?
Il cammino di cui vi racconto, non riguarda solo una strada fisica, collocabile in una cartina geografica, ma si riferisce anche ad un “non luogo”
Questo fa sì che anche indossare un paio di tacchi e sentirmi femminile più che mai, fa parte del viaggio che cerco di abitare, proprio per non imbattermi nel rischio di entrare uscire dalla vita, bloccandone il flusso e lasciando che i confini segnino la mia storia.
Ogni via che la mia anima vuole sperimentare è degna della mia attenzione, anche quando mi spinge oltre i miei limiti.
Le scarpe giuste si mescolano così a quella percezione invisibile che armonizza me e la strada. All’Isola di El Hierro, alle Canarie, mi trovavo insieme ad un caro amico, Marco.
Con noi c’era sua figlia di 4 anni, Samay, creatura splendida.
Samay camminava a piedi nudi, sulle pietre di un vulcano che a me bucavano le scarpe.
Si muoveva come una cerbiatta tra i ciottoli di un sentiero. Giocosa leggiadra, con le braccia spesso aperte, a ricordare il volo di un uccello elegante e schivo.
Chiesi a Marco se non sentisse male, e lui rispose che non le aveva mai detto che le pietre facessero male.
Questa sua frase mi ha risuonato come non mai, costringendomi a tirare le somme di un’equazione che la mia anima riconosceva già da tempo.
In questa geografia, le scarpe da indossare si preparavano a venirmi incontro.
Che fossero tacchi, sandali, stivali, snickers, scarponi o piedi nudi, il passo, che solo la strada poteva definire, avrebbe vinto su ogni ideale, offrendomi la possibilità di esplorare la sacralità di ogni mio movimento. Tra la grazia di un cuore gentile, la determinazione di un puma e la severità di un rapace, cominciai a chinare il capo per baciare la terra dove avrei camminato e sentivo che con le scarpe giuste avrei potuto persino volare.